Ciao, sono Alice, cartomante da tempo immemorabile, troppo per continuare a tacere su alcune cose che vanno dette, chiarite a proposito della cartomanzia, un’arte verso la quale nutro una fede pura, fede che però in molti stanno contribuendo a minare, al punto da farmi pensare di smettere. Vi spiego in breve di cosa sto parlando.
Mi sono avvicinata alla cartomanzia in maniera naturale, visto che a casa si respirava ogni minuto del giorno, grazie a mia madre e mia nonna, cartomanti pure loro. Non è che perché si impari a leggere le carte da giovani, questo significhi che si possa diventare una cartomante con la “C” maiuscola. Essere cartomante va ben oltre il saper leggere le carte, che sono sempre interpretate in maniera personale. Essere cartomante significa entrare in empatia con loro e con chi il consulto sta chiedendo, e rispettare quello che le carte possono fare e dire e quello che invece è solo stupidità. E questa stupidità è quello che sta dilagando, quello che mi sta facendo pensare che è ora che smetta di essere un personaggio pubblico, di fare le carte a tutti, e di tornare a come si faceva una volta, come facevano mia madre e mia nonna. Prima volevano sapere quale fosse il problema, poi accettavano o meno di chiedere alle carte.
Non è che facevano questa scelta in base a quanto capivano fosse possibile dare risposte, ma la facevano leggendo nell’anima del consultante il disagio della situazione che viveva e solo allora, se il disagio era davvero grande, accettavano e davano l’anima per poter arrivare a chiarire le situazioni anche le più ingarbugliate. Oggi non vengo chiamata al telefono per risolvere veri problemi, ma vengo chiamata per delle cose che rasentano davvero la follia. Ecco qualche domanda ricevuta durante i miei consulti di cartomanzia al telefono.
- Ciao Alice, mi dici se stamattina devo portare mio figlio a scuola o se devo lasciarlo a casa? Ma quando mai ad una mamma era passato per la testa, ai miei tempi, di non mandare il figlio a scuola? E meno che mai di chiederlo a qualcun altro.
- Ciao Alice, mi dici il nome della persona che mi ha graffiato la macchina senza lasciarmi i suoi dati per l’assicurazione? Ma vi rendete conto? Ma come si fa a pensare che le carte ti dicano un nome di persona che in quel dato momento era in un dato posto e che aveva battuto contro la vostra macchina? Cose dell’altro mondo.
- Ciao Alice, pensi che stasera devo mettere il vestito rosso o quello nero per far colpo su Tizio alla festa? Perché, mi viene da dire, pensi sia il vestito o quello che c’è sotto e dentro di te che ha valenza sul far colpo su qualcuno?
Voi pensate che stia scherzando? No di certo. Questo è anche quello che viene chiesto telefonicamente alla cartomante e nemmeno così di rado, anzi, sempre più spesso. Sono solo pochi esempi, dei tantissimi che potrei fare, che mi fanno porre una domanda: ma dove stiamo andando? Ma siamo diventati così vuoti? Dove sono i sentimenti e le sofferenze vere, quelle che arrivano all’anima e per cui la cartomanzia potrebbe essere davvero un gande aiuto? Io non sono più in grado di sopportare questo tipo di persone. Persone vuote, che vogliono tutto e subito e non sono disposte a impegnare parte di se per crescere e diventare migliori. Non sono disposta a continuare a relazionarmi con chi va di fretta, sempre, resta in superficie e vuole prendere senza mai dare. Io voglio essere la spalla su cui piangere, voglio essere quella che vi dà la speranza se c’è o vi aiuta a trovare un altro modo per superare le difficoltà.
Questa prezioso tesoro le carte mi donano, questo dono io voglio fare a chi tra di voi ha davvero bisogno di capire, non se mandare a scuola un figlio o se conquisterà un uomo a seconda del vestito che indossa. Io voglio gente vera, che si affida a me e alle mie carte, oppure è arrivata l’ora di smettere, perché diversamente da così sentirei di non poter più essere di aiuto a nessuno. Questa è la mia verità, l’amara verità di una cartomante che al telefono riceve richieste per le peggiori stupidaggini, superficialità e pochezza d’animo che si possano sentire. Se è così, meglio smettere.